Il progetto DIAKO si avvale della collaborazione della cooperativa “Viaggi e Miraggi” e consiste in una forma di turismo definito “responsabile”, ovvero “(…) un viaggiare etico e consapevole che va incontro ai paesi di destinazione, alla gente, alla natura con rispetto e disponibilità” (Carta Associazione Italiana Turismo Responsabile, AITR, www.aitr.org).
Il principio base del Turismo Responsabile è la consapevolezza di sé e delle proprie azioni. Consapevolezza del fatto che lo spostamento in una qualsiasi parte del mondo comporta degli impatti che non toccano solo la sfera economica ma che riguardano un luogo nella sua totalità. Poiché il turismo si fonda sulle risorse di un territorio, non si può escludere dalla valutazione di una meta turistica la gente che lo abita e le relazioni che queste popolazioni hanno saputo stringere con l’ambiente nel corso dei secoli. L’introduzione di nuovi elementi comporta inevitabilmente una ridefinizione del rapporto con il territorio.
La diffusione del turismo di massa e di quello sessuale in particolare ha, per esempio, modificato profondamente la mentalità della gente, soprattutto lungo la costa. Tutto è diventato funzionale allo sfruttamento del turista occidentale: le famiglie investono sulle loro figlie affinché stabiliscano relazioni con il vazaha (lo straniero), visto come un’occasione per migliorare il loro tenore di vita secondo un sistema di valori importati dallo stesso vazaha.
La strumentalizzazione dei fady (divieti) che regolano la vita sociale del popolo malgascio, allo scopo di estorcere denaro al turista, è un altro segnale preoccupante della modificazione dell’universo simbolico che ha regolato per secoli la vita delle comunità malgasce.
Il Turismo Responsabile vuole perciò da un lato far riflettere sugli impatti ambientali, economici e sociali causati dal turismo tradizionale e sviluppare una riflessione più critica sui limiti e le contraddizioni che comporta un determinato modo di concepire e praticare il viaggio. Dall’altro proporre una forma di turismo più attenta al territorio nella sua globalità.
Il programma di viaggio comprende un soggiorno di 4 o 5 notti presso la “casa dei Vahiny”, una struttura per gli ospiti, che è stata opportunamente attrezzata per dare loro accoglienza. Durante questo soggiorno si ha la possibilità di visitare i diversi progetti, di confrontarsi con un modo di vivere diverso e di entrare nella vita reale della società malgascia.
Per concludere Averiko e Koinonia stanno dalla parte degli ultimi e questo, come sostiene l’ambientalista indiana Vandana Shiva, “non significa dare di più a chi ha meno, ma restituire ciò che è stato sottratto con la forza di leggi ingiuste, difendere i beni comuni, impedire la brevettabilità delle forme di vita e di conoscenza e costruire una nuova democrazia ecologica. Una democrazia che difenda la biodiversità e riconosca il reciproco condizionamento tra sostenibilità ecologica e giustizia sociale”.
Avviare una relazione autentica con l’Africa significa abbandonare quel rapporto strumentale che l’ha ridotta di volta in volta a serbatoio di materie prime e risorse umane, discarica di rifiuti tossici e luogo di sperimentazione farmaceutica. Significa anche, per noi che viviamo nelle società dell’apparire, superare quell’immagine da cartolina offerta dal viaggio esotico, dove la finzione occulta la vita nella sua sofferenza. Fino a quando non accetteremo di farci carico fino in fondo dello sfondo ambivalente, cioè bello e doloroso assieme dell’esistenza, che accomuna tutti gli esseri umani, non solo non saremo in grado di creare una relazione autentica con l’altro ma nemmeno con noi stessi.